di questa moglie "a targhe alterne". Quando l'esame inizia ad avvicinarsi ho un giorno di umore positivo (posso farcela, sì ci riesco, magari lo passo) e un giorno di pessimismo cosmico, sembro Rapunzel nel film Disney, quando si fa prendere dai sensi di colpa per aver disobbedito a sua madre. Il problema è che non amo "tentare gli esami" quindi faccio parte della categoria di persone, che deve sentirsi ben preparata per andare serena in aula e ben preparata per me significa riuscire a fare tutti gli esercizi, dimostrando la corretta comprensione della teoria. So che sono passati lustri, ma non ricordo proprio se questo effetto altalenante lo avessi anche durante il primo corso di laurea, essendo passati ben 20 anni, direi che il buco di memoria è accettabile. Sicuramente i miei compagni di corso hanno la sfrontatezza dei 19 anni, che io per evidenti ragioni non posso avere e forse anche un'elasticità mentale, che spero di recuperare con un po' di "ginnastica cerebrale". Precisiamo, non dico che mio marito mi piazzi il muso o se la prenda con me, anzi, è tutto il contrario, cerca di motivarmi continuamente, dicendo che riuscirò a passare l'esame e le cose andranno per il meglio e sopporta le mie ore di studio serale, ma giustamente l'altro giorno mi ha fatto notare che vado su e giù come un'altalena e alla fine non faccio che danneggiarmi da sola. Bien, finito lo sfogo...torno a studiare, perché voglio andare comunque a dare l'esame con la consapevolezza di aver cercato di prepararmi nel miglior modo possibile, male che vada al prossimo appello di fine luglio, sarò più preparata.
Nessun commento:
Posta un commento